E ci risiamo anche quest’anno!
E’ tornata, puntuale e pungente, l’ormai classica polemica contro la Festa di Halloween.
I social, ormai veicolo di gran parte delle opinioni comuni, strabordano di post critici, antipatici e talvolta anche scandalizzati (!) contro quella che è ormai diventata una consuetudine anche in Italia (e di conseguenza in Sardegna).
“Halloween è la festa del diavolo!”, “Teniamo i nostri bambini lontani dal paganesimo!”, “Via dall’Italia le feste Americane!”, sono solo alcune delle veementi espressioni lanciate dalle tastiere dei presunti salvatori e conservatori della cultura nazionale e locale.
Ma veramente le zucche intagliate e il “dolcetto e scherzetto” sono così lontani dalla nostra tradizione?
In realtà no: la Sardegna (come del resto tutta l’Italia) ha il suo “trick or treat” già da tempi non sospetti, che semplicemente si chiama in un altro modo…is dopiadoris, is animeddas, su peti cocone, is panixeddas.
Quindi non abbiamo copiato niente? No, infatti Halloween o All Hallows Eve altro non è che la vigilia della festa di Tutti i Santi, perfettamente corrispondente alla festa attualmente celebrata dai cristiani. Il riti di accoglienza per i morti “che ritornavano” in quella notte in Sardegna sono molto antichi. In alcuni paesi era tradizione lasciare la tavola imbandita, oppure mettere cibo ed acqua (non vino, che avrebbe potuto dare alla testa alle povere anime!) sull’uscio o sul davanzale per i morti che sarebbero tornati a visitare le loro case.
Vi erano poi alcune accortezze che venivano prese nei confronti delle anime: le padrone di casa, ad esempio, evitavano di spazzare o spolverare per quel giorno per non rischiare di disperdere l’anima del caro estinto insieme alla polvere di casa.
Inoltre per assicurarsi che i morti ritrovassero la via di casa, molti mettevano dei lumini ricavati da zucche intagliate sugli usci.
E i bambini nella stessa ricorrenza andavano per le case a chiedere dei doni: pabassinus, pani saba, mandarini, melagrane, ai quali da qualche anno si aggiungono caramelle, cioccolatini e altri dolci confezionati.
In alcuni paesi sono i bambini oggi, direttamente la mattina del 1 Novembre, a far rivivere l’antica tradizione di is panixeddas, suonando ai campanelli delle case per chiedere una piccola offerta in cambio di un dolcetto e una preghiera per i morti.